“GRUMO NEVANO DOV’E’ SI CHIEDE ELISA MAISTO. OGNUNO DI NOI FACCIA QUALCOSA PER RITROVARLA. LA MIA ANALISI STORICA” di Peppino Landolfo

Leggendo un post della Signora Elisa Maisto – nella foto – che si domanda dove sia finita la città di Grumo Nevano, ho pensato di riportare alla mente di tutti noi, cosa è successo in questi ultimi 40 anni di storia, durante i quali, la nostra città si è persa per davvero.

Non intendo assolutamente alimentare mal di pancia o ulteriori polemiche, ma semplicemente, con una breve sintesi, ripercorrere alcuni avvenimenti importanti di natura sociale, politica, commerciale che, dal mio punto di vista, hanno sostanzialmente reso Grumo Nevano la città che oggi tutti noi soffriamo nel vederla così mal ridotta. Vorrei prima di tutto fare una premessa fondamentale: i problemi non si risolvono certamente scrivendo su uno smartphone, ma aiutando fisicamente a vivere la città in tutte le sue forme, dall’impegno diretto in politica per contrastare il malaffare fino alla presenza nel tessuto commerciale e produttivo, investendo in città e non altrove, pure un semplice caffè, sostenendo la cultura della partecipazione alla vita attiva e sociale, del rispetto delle regole, principalmente dei doveri, in quanto i diritti sono sanciti dalla Costituzione e non dal galoppino di turno che durante le elezioni li vende a 50 euro cadauno.

Fatta questa premessa, vorrei ricordare che pure negli anni del boom economico tessile e calzaturiero, a Grumo Nevano non si è mai affermata una cultura imprenditoriale capace di essere definita tale, e le colpe sono un pò di tutti: chi aveva la fabbrica curava il proprio orticello ignaro che a breve si sarebbe affermata la globalizzazione dei mercati, i cinesi, l’Europa in maniera così determinante da cancellare il tessuto produttivo della famosa “Varese del Sud”, come era definita Grumo Nevano. Quando qualcuno parlava di area industriale, cooperazione, marchi di qualità, era considerato un visionario mentre  tentava di riunire una forza consistente. Dopo anni, i risultati sono quelli che tutti conosciamo. Le colpe, paradossalmente, anche se in minima parte, sono anche della classe operaia che, affascinata dal cottimo con guadagni da 1.000.000 delle vecchie lire a settimana, non pensava ad altro, e complice uno status di falso benessere, respingeva perfino le tutele sindacali, ritrovandosi dopo anni in tanti senza neppure un contributo per la pensione. Le colpe sono della classe dei professionisti, i quali,  adeguandosi a questo andazzo, non hanno mai pensato di indirizzare i loro assistiti a mentalità di vera imprenditorialità, attraverso pratiche di espansione e non limitandosi solo alla registrazione di fatture e versamenti bancari, senza dare giusti consigli a chi aveva bisogno di un supporto tecnico per il salto di qualità. Infine le colpe di una classe politica la quale, specialmente negli ultimi anni, senza tener conto della realtà sociale, urbanistica, commerciale, ha generato soltanto un sistema autoreferenziale e di autofinanziamento, attraverso lo sperpero di denaro pubblico, malamente investito, tranne che per i grandi interessi di pochi. Nel corso degli anni, abbiamo perso l’opportunità di un’area industriale, non è mai stato realizzato un progetto di recupero estetico del centro storico e dei servizi collegati per dare un impulso alle attività commerciali, limitando l’impegno in sporadiche manifestazioni seppur lodevoli, ma strutturalmente non in grado di dare alla città uno slancio nel tempo. Si è parlato di Parco a tema, ma nessuno ha avuto la volontà di impegnarsi per davvero, così come la realizzazione di un parco commerciale nelle adiacenze dell’asse mediano. Abbiamo avuto la possibilità di avere oltre 9.000.000 di finanziamento che potevano servire per il recupero del centro storico, ma si è pensato di realizzare altri alloggi. Abbiamo speso tanti soldi in alcune strutture esistenti ma con risultati catastrofici: villa comunale, campo sportivo, mercatino rionale, piazza capasso. Abbiamo cercato di risolvere il problema della viabilità con il parcheggio a pagamento, poi tanti progetti inadeguati attraverso una fallimentare politica di urbanistica e lavori pubblici che tutto hanno generato tranne che i servizi primari alla persona. Ovvio che una classe dirigente all’altezza del compito, oggi è la priorità dopo quello accaduto negli ultimi mesiLe colpe, in percentuale in base ai singoli ruoli, nel publbico e nel privato, sono di tutti, tutti abbiamo contribuito a perdere Grumo Nevano. Ma la speranza di rinascita comunque non può morire con la città. Spesso si riparte dalle ceneri, dal punto più basso come siamo caduti adesso, ma altrettanto spesso ci si riesce ad ottenere buoni risultati. Insieme, ognuno di noi, faccia qualcosa di concreto per ritrovarla Grumo Nevano, anche e solo attraverso un piccolo gesto che possa aiutare ad essere da esempio e convincere. Io sono pronto, come sempre.