ISOLA ECOLOGICA ABUSIVA, GUAI GIUDIZIARI PER TECNICI E PRESIDENTE

Guai giudiziari per l’ex presidente della società partecipata Casoria Ambiente Spa  e per quattro tecnici, della stessa azienda, due dei quali con mansioni di funzionari,  destinatari di un’ordinanza coercitiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per il reato di falso ideologico in atto pubblico.

fonte www.ilmattino.it

Il provvedimento, disposto Procura della Repubblica di Napoli Nord diretta dal procuratore Francesco Greco,  è giunto alla fine di una lunga indagine che ha permesso di raccogliere un grave quadro indiziario nei confronti dei funzionari pubblici, i quali, nelle loro rispettive qualità, nel giugno 2013, avevano rilasciato, secondo l’ipotesi accusatoria ritenuta valida dal Gio, un compiacente certificato di conformità urbanistica riguardante l’area sita in Casoria (via Circumvallazione esterna) da adibirsi allo stoccaggio di rifiuti raccolti in modo differenziato. Sulla base di tale certificato era stata poi avanzata la richiesta di approvazione del progetto, accolta nel luglio dello stesso anno, mediante un falso provvedimento di approvazione nel quale si attestava la compatibilità urbanistica del suolo individuato dalla società richiedente. Un provvedimento, in contrasto sia con la disciplina urbanistica di zona vigente nel comune di Casoria all’epoca dei fatti sia della normativa statale sulla corretta regolamentazione delle isole ecologiche comunali. L’area in questione – nella quale fino alla fine del 2014 venivano raccolti i rifiuti in maniera disomogenea, tanto da realizzare una vera e propria discarica, con il provvedimento eseguito oggi, è stata sottoposta a sequestro preventivo per il reato di occupazione abusiva in quanto, in parte, di proprietà pubblica e, nelle rimanenti parti, di proprietà delle Ferrovie dello Stato e della Società Autostrade. La società è ancora sotto inchiesta per la morte  sul lavoro di due operatori addetti alla raccolta dei rifiuti urbani. Ad ottobre perse la vita Stefano Basile, schiacciato dalle ruote di un autocompattatore in manovra, mentre un mese dopo, in circostanze analoghe morì Antonio Ferrara,  investito da un altro automezzo della stessa società, mentre si trovava sulla pedana posteriore di un autocompattatore.